Design Thinking: progettare soluzioni partendo dalle persone

4 Ago, 2025 | News and Industry

intelligenza artificiale per aziende

Tempo di lettura: 3 minuti 

Un metodo iterativo e human-centered che guida l’innovazione nelle soluzioni software B2B

Molte aziende, quando cercano di innovare, partono dalla trasformazione digitale. Nuovi moduli, nuove integrazioni, tecnologie emergenti e nuove interfacce, seppur elementi rilevanti, rendono facile cadere nella trappola della complessità. Il rischio principale è quello di oscurare una domanda essenziale:

Stiamo davvero costruendo qualcosa che sarà usato e compreso?

Non tutti i cambiamenti, infatti, rispondono davvero a un bisogno reale.

Il Design Thinking nasce per colmare il divario tra ciò che viene progettato e ciò di cui le persone hanno realmente bisogno. È un approccio all’innovazione che parte dall’osservazione delle persone (clienti, utenti, operatori) e costruisce soluzioni in grado di rispondere a esigenze autentiche, contestualizzate, spesso latenti.

Al centro di questa metodologia c’è l’esperienza dell’utente. Il metodo consente di affrontare problemi complessi, talvolta poco definiti, attraverso un processo iterativo, esplorativo e fortemente collaborativo.

Nato nel mondo del design industriale, è oggi ampiamente applicato alla progettazione di servizi, processi e software. Non si tratta di estetica o interfacce piacevoli, ma di costruire soluzioni che funzionano bene nel contesto reale in cui devono essere utilizzate.

In questo articolo, andiamo a definire il concetto di design thinking e a capire perché è importante iniziare a ragionare in maniera user-centered quando si tratta di affidarsi ad un partner tecnologico.

Che cos’è il design thinking?

Anche se il nome “design” può trarre in inganno, questo approccio non è riservato al design, né esclusivamente ai prodotti fisici. È una mentalità progettuale applicabile anche a software, processi aziendali e modelli di servizio, ed è particolarmente efficace quando i sistemi da sviluppare coinvolgono più attori, più reparti, più punti di vista. Come accade spesso nel mondo B2B.

Il design thinking è un metodo di progettazione strutturato, ma flessibile, che si sviluppa attraverso alcune fasi ricorrenti:

fasi design thinking

Fasi del design thinking

  1. Empatizzare. Comprendere a fondo chi userà la soluzione. Non solo dal punto di vista tecnico, ma soprattutto da quello esperienziale. Cosa lo frena? Dove perde tempo? Quali aspetti dell’attuale sistema generano frustrazione o resistenza?

2. Definire il problema. Fare una mappatura dei processi aziendali e tradurre le osservazioni raccolte in una formulazione chiara, condivisibile e orientata all’azione. Spesso il nodo da risolvere non coincide con ciò che viene espresso inizialmente, ma emerge solo dopo un’analisi più profonda del contesto e dei comportamenti.

3. Ideare. Generare ipotesi e alternative. Non si cerca la soluzione perfetta subito, ma si esplorano possibilità, anche attraverso collaborazione tra reparti o funzioni.

4. Prototipare. Tradurre le idee in versioni rapide e concrete, da testare. Non si costruisce tutto, ma si costruisce “abbastanza” per capire.

5. Testare e iterare. Raccogliere feedback, osservare l’uso reale, correggere. Il fallimento controllato è parte di un processo in cui l’errore diventa uno strumento, non un ostacolo.

La forza di questa metodologia sta proprio nella sua ciclicità: ogni fase può riportare indietro, generare nuove domande e innescare un nuovo ciclo di sviluppo.

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Perché il design thinking è rilevante nel progettare software per la gestione dei processi aziendali?

Le soluzioni software destinate alla gestione dei processi aziendali (vendite, logistica, supply chain, post-vendita, gestione documentale, …) condividono una caratteristica: sono strumenti complessi, usati ogni giorno da utenti diversi, con competenze diverse, in contesti operativi specifici.

In questi contesti, un approccio puramente tecnico o troppo standardizzato tende spesso a fallire. Le piattaforme vengono sviluppate “a specifica”, ma senza una reale osservazione sul campo. Il risultato è un’interfaccia poco intuitiva, con flussi che non rispecchiano il lavoro quotidiano. La conseguenza, la più critica: un’adozione parziale, se non del tutto assente dello strumento.

Il risultato? Soluzioni costose, sottoutilizzate o addirittura abbandonate.

Disegnare e progettare soluzioni tramite il metodo di Design Thinking consente invece di:

  • Costruire soluzioni partendo dal contesto reale, e non da ipotesi astratte.
  • Coinvolgere attivamente utenti e stakeholder, riducendo il rischio di disallineamento tra progetto e operatività.
  • Evitare rilavorazioni e resistenze legate all’usabilità o all’integrazione nei flussi esistenti.
  • Misurare l’efficacia già in fase prototipale, prima ancora di completare lo sviluppo.
  • Affinare in modo iterativo, man mano che emergono nuovi bisogni o variabili.

In pratica, il Design Thinking rende il processo di progettazione più aperto, collaborativo e guidato da dati di utilizzo, non da supposizioni o richieste isolate.

Un vantaggio anche organizzativo, non solo progettuale

Adottare il Design Thinking in azienda non significa solo migliorare i software che si sviluppano, ma anche cambiare il modo in cui si prendono decisioni.

È un modello che favorisce l’allineamento tra funzioni (IT, vendite, operation, marketing), facilita il dialogo tra tecnici e utenti, e aiuta a creare una cultura più aperta alla sperimentazione.

La prototipazione tramite mockup, ad esempio, permette di testare idee in modo rapido e a basso rischio. E i cicli di feedback strutturati rendono i progetti più agili, meno gerarchici, più orientati al risultato effettivo.

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Il team di MOX Solutions® fonda le sue soluzioni proprio su questo approccio: progettare partendo dalle persone.

Ogni soluzione, che si tratti di un modulo per la forza vendita o una soluzione per la logistica di magazzino, nasce da un ascolto attivo delle esigenze reali dei clienti.

La tecnologia è sempre al servizio dell’obiettivo, mai il contrario. Sono i software che si devono adattare alle esigenze dell’azienda, dei suoi reparti e ai bisogni degli utenti, non viceversa.

Perché ogni sistema, per essere efficace, deve aderire alle logiche operative di chi lo usa. E crescere con l’organizzazione che lo adotta.

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L’esperto risponde

Cos'è il Design Thinking in ambito software B2B?

Il Design Thinking è un approccio progettuale iterativo e human-centered, nato nel design industriale ma oggi applicato anche alla progettazione di servizi e software aziendali. Non si concentra solo sull’estetica o sull’interfaccia, ma sulla creazione di soluzioni funzionali e utili, costruite a partire dai reali bisogni degli utenti.

In cosa si differenzia il Design Thinking da un approccio tecnico tradizionale?

A differenza dei metodi classici, spesso focalizzati su requisiti funzionali e specifiche tecniche, il Design Thinking pone l’esperienza dell’utente al centro. Parte dall’osservazione sul campo e si sviluppa attraverso cicli iterativi che consentono di correggere il tiro prima che il prodotto venga completato.

Quali sono le fasi del processo di Design Thinking?

Il processo si articola in cinque fasi:

  • Empatizzare con l’utente
  • Definire il problema reale
  • Ideare soluzioni multiple
  • Prototipare rapidamente
  • Testare e iterare in modo continuo

Ognuna di queste fasi è ciclica, e può portare a nuove domande e miglioramenti successivi.

Quali sono i vantaggi di adottare un approccio orientato al Design Thinking?

Tra i principali vantaggi troviamo:

  • progettazione di soluzioni in base al contesto reale
  • coinvolgimento degli utenti e maggior soddisfazione
  • adattamento progressivo a nuovi bisogni
Quali sono i rischi del NON adottare un approccio centrato sull'utente?

Senza coinvolgere attivamente gli utenti si rischia di affidarsi a software costosi, ma poco intuitivi, sottoutilizzati o del tutto abbandonati nel tempo. Questo accade spesso nei progetti costruiti con specifiche predefinite, ma privi di osservazione diretta sul campo. Succede spesso che ci si affida ai “big” del mercato, che offrono una molteplicità di funzionalità, ma non sempre pertinenti.

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